– Professore Elefante buongiorno come sta, mi concede una intervista telefonica? Sa in questo periodo vedersi da vicino è un po’ difficile!
Parliamo prima di tutto un po’ dei giorni nostri, che effetto le stanno facendo questi eventi, questo nemico terribile, queste giornate di chiusura a casa? Lei ha vissuto durante la II guerra mondiale, ha vissuto il periodo del colera a Napoli, le crisi del petrolio anni 70 e il terremoto. Avrebbe mai pensato di trovarsi in una situazione come quella attuale, quali sono le sue sensazioni?

Grande sorpresa, grande stupore, le mie sensazioni si avvicinano molto alle giornate della II guerra mondiale, piene di difficoltà e certamente con minor benessere rispetto ad oggi; ricordo perfettamente di aver assistito allo sbarco a Paestum anglo-americano da casa nostra a Campagna, paesino vicino Eboli, dove ci eravamo trasferiti da Salerno per sfuggire ai bombardamenti.
Ricordo che avevamo accolto nella nostra casa molti concittadini, agricoltori e operai ma fummo tutti sloggiati dai tedeschi che dovevano impiantare un ospedale da campo.
Ci rifugiammo in una grotta dove restammo alcuni giorni, fin quando i tedeschi si ritirarono.
Ho grande tristezza e grande dolore per coloro che soffrono in questi giorni e per i loro cari.
Il nemico invisibile è il peggiore che ci possa essere.

– Perché ha scelto all’epoca neuroradiologia?

Mi sono laureato nel 1961 ma già verso la fine del 59 iniziai a frequentare la Clinica Neurologica dell’Università di Napoli introdottovi da Vittorio Spadetta, il papà di Francesca.
Mi proposero di dedicarmi alla Neuroradiologia che pochi volevano praticare per vari motivi soprattutto per la difficoltà della materia che comportava la esecuzione di esmi invasivi e rischiosi come la pneumo-encefalografia e l’angiografia cerebrale e la mielografia.
Poiché provenivo da Salerno , il prof. Fausto D’andrea mi offrì di fare le guardie fornendomi anche un alloggio dignitoso anche se un po’ spartano.
Dal 1961 al 1965 ho fatto questa esperienza in Clinica Neurologica, bellissima dal punto vista umano e professionale.

– Qualcuno molto noto disse “tutto ha un inizio e tutto ha una fine”
Una disciplina come la neuroradiologia avrà una fine? 

La diagnostica neuroradiologica, come la parte terapeutica, non scompariranno mai, apparteniamo alla famiglia radiologica con cui condividiamo molta tecnologia ma l’indirizzo neuroradiologico c’è stato, c’è e ci sarà sempre di fatto.
Abbiamo grande affinità culturale con le neuroscienze , è innegabile ed in particolare per la neurologia e la neurochirurgia.
Mario ora ti racconto un po’ la mia storia!
Ho assistito alla nascita della Associazione Italiana di Neuroradiologia all’Hotel Nastro Azzurro sui colli di Sorrento nel 1961, anno in cui sei nato tu, con tutti i soci fondatori miei ospiti.
Ruggiero, Lombardi, Castorina, Silipo, Galligioni, Smaltino, Calabrò, Sassaroli, Dettori e Sicuro.
Per pochi mesi nel 1964 ho svolto l’attività di Neuroradiologo presso l’Università di Cagliari, grazie alla stima del prof. Buscaino che all’epoca dirigeva la Clinica Neurologica li ed a cui va la mia gratitudine.
Nel 1965 mi sono sposato con Paola, mia moglie e madre dei miei amati figli.
Nel 1966 mi sono specializzato in Neurologia, mentre la specializzazione in Radiologia l’avevo già presa precedentemente.
Nel 1966-67 diventai consulente all’ospedale psichiatrico di Aversa, continuando il lavoro di Giovanni Di Chiro, consulenza che successivamente portò poi alla creazione del primariato di Neuroradiologia occupato poi da Renato Pirolo.
Nel 69 ho conseguito la libera docenza a Roma insieme a Bernini e Dettori.
Quell’anno lasciai parzialmente l’Università per andare a lavorare all’ospedale S.Gennaro a Napoli dove con il Neurochirurgo Salvatore Terracciano c’era una grande sintonia e una gran mole di lavoro che mi ha molto formato con casi molto interessanti e particolari.
Il 1 gennaio 1978 diventai primario a Salerno presso gli ospedali riuniti insieme ad Enrico de Divitiis con cui ho lavorato molto soprattutto sulla patologia della regione sellare.
Nel 1979 Franco Smaltino passò dalla Neuroradiologia alla Radiologia generale dell’Istituto della Università di Napoli Federico II, lasciando di fatto scoperto la disciplina, che fu così da me ricoperta per quel che riguardava il solo insegnamento.
Nell 1981 tornai a Napoli, subito dopo il terremoto vincendo il posto di primario all’Ospedale S. Gennaro trasferendomi poi all’ospedale Loreto Mare, lavorando insieme ad un giovane collega Giuseppe Fucci.
Grazie alla insistenza della prof.ssa De Dominicis, partecipai alla idoneità nazionale per professore associato dove arrivai terzo assoluto in graduatoria nazionale, con mia grande soddisfazione.
Dopo 1 anno conseguii anche quella di professore ordinario e fui chiamato come ordinario alla Università Federico II. In quella tornata furono chiamati anche Pardatscher a Catanzaro, Bradac a Torino e Bernini alla Seconda Università di Napoli.

– Lei è sempre stato entusiasta e un grande appassionato del suo lavoro, cosa consiglierebbe ai giovani?

Bisogna avere passione, curiosità non essere passivi ed avere senso critico.
La Neuroradiologia ha avuto varie evoluzioni, da una fase pioneristica ad una delle grandi tecnologie.
Ricordo che il prof Donatelli, grande collega farmacologo disse “Non esistono farmaci per curare le malattie del cervello poiché nessuno sa come funziona”.
Pensare che grazie alla RM abbiamo scoperto tante cose sul funzionamento del cervello è per me motivo di grande soddisfazione.

– Mi parli di una o più personalità del mondo della neuroradiologia o delle neuroscienze che hanno influenzato la sua vita, italiano o straniero 

Franco Smaltino lo devo ricordare per tanti motivi cosi come Franco Bernini.
Due personaggi certamente molto diversi.
Il rigore tecnico professionale nell’esecuzione di un esame diagnostico è stata una qualità tramessami da Smaltino mentre Bernini lo devo ricordare per la sua grande cultura e signorilità.
Non posso non ricordare personalità prestigiose ed amici come Fausto D’Andrea e soprattutto Enrico de Divitiis che hanno avuto un ruolo importante nel mio iter professionale.
I miei vecchi collaboratori sono tutte persone molto conosciute e apprezzate e ciò rappresenta per me motivo di grande orgoglio.

– Ed al di fuori del lavoro nel tempo libero quali sono le sue passioni

L’amicizia e la musica.

– Università, formazione e ricerca, ed assistenza riusciranno alla fine ad andare d’accordo anche a Napoli?

E’ un auspicio.

– Grazie Professore, La ringrazio, è stata una piacevole chiacchierata.
Speriamo di vederci presto in costiera! La saluto.